È uscita recentemente una notizia sul Corriere riguardo all’educazione sessuale in una scuola superiore torinese fatta durante l’ora di religione cattolica. Come prevedibile, sono state date nozioni di stampo conservatore, tipo non si devono avere rapporti prima del matrimonio, per la contraccezione solo metodi naturali, etc etc.
Ma è davvero una notizia? Quando io frequentavo le superiori, 3 decenni fa (gulp!), già si parlava di sessualità durante l’ora di religione nel corso del quinto anno e più o meno si dicevano le solite cose. Recentemente, sono venute una mamma con figlia adolescente, che frequenta una scuola paritaria in una città toscana, e mi è stato detto che succede anche da loro. I ragazzi sono rimasti sconvolti, non tanto per l’invito alla castità (l’età media del primo rapporto è di 16 anni, quindi in una classe di quinta almeno due terzi hanno avuto già rapporti penetrativi), ma per la retorica sull’aborto. E’ stato detto che non è lecito in nessun caso abortire, nemmeno se sei molto giovane, sei stata violentata o se hai un tumore. In questo caso, gli è stato detto, la gravidanza va portata avanti, pazienza sei poi muori perché non ti sei potuta curare. A 18 anni, a scuola le ragazze imparano che il loro corpo ha valore solo come contenitore e che sono sacrificabili. L’insegnante (maschio) ha chiesto poi quante ragazze in classe prendessero la pillola contraccettiva, entrando nella sfera intima con prepotenza (al limite della molestia sessuale). Chiaramente non è stato chiesto ai ragazzi quanti avessero con sé un preservativo. Fossi stata in loro, glieli avrei tirati dietro, come in quella famosa pubblicità degli anni ‘90. Ho consigliato alla madre della ragazza di parlarne con gli altri genitori e di portare la questione alla preside, ma ahimè trattandosi di scuola paritaria possiamo immaginarci anche la risposta.
In un’altra occasione, un’amica ostetrica, che tiene un corso sulla sessualità in un istituto superiore laico della provincia fiorentina, mi ha detto che l’insegnante di religione (donna) l’ha presa da parte e le ha detto “devi dire che la pillola del giorno dopo è abortiva”. Anche in questo caso, vediamo come si vuole imporre una visione antiscientifica con prepotenza.
Che tipo di considerazioni possiamo fare? I politici non vogliono mettere un programma di educazione sessuale obbligatorio, nonostante i fatti di cronaca richiamino a un’emergenza educativa. Le uniche informazioni (molto stringate) sono spesso nel corso di biologia, dove si parla di riproduzione umana, e se va bene di contraccettivi e infezioni a trasmissione sessuale a ragazzi di 18 anni, che quindi si presume siano sessualmente attivi già da qualche anno. Le informazioni sull’affettività passano dall’ora di religione e se non ci deve essere un contraddittorio, sarebbe meglio non farla proprio e scegliere l’ora di materia alternativa. A meno che non si pensi che sia utile per un ragazzo o una ragazza sapere che l’unico rapporto considerato degno è quello eterosessuale, casto, volto al matrimonio e alla procreazione. Non siamo abbastanza evoluti per abbandonare questi precetti?
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