Ho letto un articolo che parlava di menopausa e di balene, su una nota testata di divulgazione scientifica. Nell’articolo si diceva, in sintesi, che la menopausa è un fenomeno adattativo che aiuta la sopravvivenza della specie. In pratica, smettere di essere fertili può coincidere con la possibilità di sostenere e aiutare le madri più giovani. Come riprova, si riportava l’esempio delle balene, grandi mammiferi marini. Anche le balene passano metà della loro vita in menopausa e si rendono utili aiutando le mamme-balene più giovani.
Ora, vorrei aprire una riflessione sul perché per la maternità si usano i felini della savana (tipo “partorirai come una leonessa”) e per la menopausa la balena, un animale maestoso e bellissimo, ma con una stazza imponente (grassofobia? Giusto per dirne una). Ma tralasciando questo particolare, quello che mi colpisce è che si vogliano rinforzare stereotipi sessisti e patriarcali. Come per dire, donna vali se partorisci, se hai un età matura va bene, puoi fare la nonna, vai a sfornare torte e biscotti. La vita femminile è improntata tutta sull’accudimento: delle bambole, dei fidanzati (poi mariti), dei figli, dei nipoti, dei genitori, del consorte anziano. Ma quando è che ci possiamo fare i fatti nostri?
Al contrario, l’uomo viene considerato eternamente fertile (cosa che poi non è neanche vera). I VIP padri a 70-80 anni vengono dipinti come i patriarchi mai esausti, ma se è una donna a cercare fertilità in età matura, per esempio oltre i 45-50 anni, viene vista da alcuni come un’egoista irresponsabile.
Proviamo a cambiare punto di vista sulla menopausa. Dopo un’onorata carriera di almeno 40 anni di mestruazioni, il ciclo finisce, le ovaie non “avvizziscono” (come dicono a volte le mie pazienti), sono organi endocrini e continuano a produrre una piccola quantità di ormoni androgeni. Per le nostre antenate entrare in una fascia di età meno fertile era una sorta di contraccettivo naturale che le proteggeva da gravidanze indesiderate, dopo aver fatto magari anche 9-10 figli. Del resto non erano disponibili metodi contraccettivi e loro non potevano sottrarsi a quello che era ritenuto un diritto coniugale legittimo, il sesso finalizzato alla riproduzione.
Una donna che arriva alla menopausa è una donna giovane e con tutti i diritti di piacersi e piacere e di godersi la sua vita sessuale, con meno ansie di un concepimento non desiderato. La menopausa non è una fine, ma un nuovo inizio, e dovremmo iniziare a guardarla con occhi diversi. Perché valiamo come persone e non in funzione della riproduzione propria o del supporto a quella altrui.
Abbiamo parlato di menopausa e di diritto al piacere nel mio ultimo libro: “Desiderio istruzioni per l’uso. Riscoprire il sesso felice a ogni età”