Oggi parliamo di un argomento importante, quello della prevenzione della morte in utero. Se avete seguito i miei blog sapete che da alcuni anni collaboro con l’associazione CiaoLapo ONLUS, che si occupa di sostegno psicologico nei casi di morte in utero o dopo la nascita.
E’ importante conoscere e prevenire i fattori, che possono essere causa della perdita della gravidanza.
Alcuni fattori di rischio per morte in utero sono rappresentati da:
- eccessivo aumento ponderale materno in gravidanza
- fumo
- diabete gestazionale
- gestosi
- ritardo di crescita
Spesso la perdita colpisce la prima gravidanza, infatti la primigravida è colei che non ha un rischio ostetrico ben definito, e talora viene considerata a torto come gravidanza a basso rischio. Molte morti in utero, infatti, avvengono in gravidanze che fino ad allora erano state considerate fisiologiche. Questo è il motivo per cui è opportuno effettuare una prevenzione a tappeto, con campagne di sensibilizzazione riguardo ai fattori, che possano predire un esito avverso, in modo da correggere eventuali patologie sul nascere.
E’ consigliabile:
- controllare l’aumento ponderale in gravidanza, fattore di rischio per patologia ostetrica, in particolare evitando l’uso di dolci, che creano squilibri glicemici anche nel feto.
- smettere di fumare.
- effettuare lo screening diabetologico in tutte le gravidanze, anche in quelle a basso rischio. Infatti, anche se le indicazioni affermano che ragazze molto giovani e di etnie a bassa prevalenza di diabete possono astenersi dalla curva glicemica, in realtà la popolazione di donne in gravidanza che vediamo è ben diversa da questo “identikit”.
- controllare periodicamente la pressione arteriosa, non solo nello studio medico. Una o due volte la settimana ci si può recare presso la farmacia di fiducia per un controllo pressorio, oppure ci si può far prestare l’apparecchio apposito da un parente iperteso.
- controllare i movimenti fetali, a partire dalla 28° settimana di gravidanza, riportando al medico eventuali anomalie.
- se si è affette da patologie importanti, richiedere l’assistenza di un centro specializzato in gravidanze a rischio.
- valutare la storia ostetrica precedente.
Su questo punto vorrei spendere due parole.
Emerge da un recente studio sui registri della popolazione australiana che se la gravidanza precedente è stata complicata da ritardo di crescita, in una gravidanza successiva aumenta il rischio di morte in utero (hazard ratio 1.73, 95% confidence interval [CI] 1.15-2.60), soprattutto se il bambino precedente è nato non solo sotto peso, ma anche prematuro (hazard ratio 5.65, 95% CI 1.76-18.12). Questo conferma i dati di una precedente pubblicazione, sui registri della popolazione svedese.
In questi casi che cosa fare? La prima cosa è valutare l’esame istologico della placenta, che dovrebbe essere sempre inviato al momento del parto quando nasce un bambino piccolo per l’epoca gestazionale. La seconda cosa è la richiesta di un set di esami specifici, che indagano patologie dell’emostasi (trombofilie) e immunitarie. In questo modo si possono selezionare i casi a maggior rischio. In una successiva gravidanza l’uso dell’eparina sembra promettente, come fattore che protegge la placenta e ne migliora la vascolarizzazione, anche se i dati di letteratura in questo senso sono ancora scarsi. Ma si sa, la scienza evolve rapidamente, e presto speriamo di avere delle risposte, che saranno molto importanti, in un ambito così delicato.
La conclusione è: se avete avuto gravidanze precedenti complicate da patologie ostetriche, richiedete degli approfondimenti al vostro medico, questo sarà importante per la sicurezza vostra e dei figli futuri.
Riferimenti
Gordon A, Raynes-Greenow C, McGeechan K, Morris J, Jeffery H. Stillbirth risk in a second pregnancy. Obstet Gynecol. 2012 Mar;119(3):509-17.
Surkan PJ, Stephansson O, Dickman PW, Cnattingius S. Previous preterm and small-for-gestational-age births and the subsequent risk of stillbirth. N Engl J Med. 2004 Feb 19;350(8):777-85.