La misurazione della pressione in gravidanza è una delle più importanti pratiche di prevenzione, purtroppo poco diffusa. Non basta, infatti, la misurazione mensile, che non deve mai mancare in occasione della visita medica.
Ogni futura mamma deve programmare dei controlli in autonomia, da effettuare almeno un paio di volte la settimana. Se non disponete di un apparecchio per la misurazione (ad esempio, può essere chiesto in prestito a un parente iperteso), potete rivolgervi alla farmacia di zona.
A cosa serve misurare la pressione sanguigna?
Misurare la pressione serve a identificare situazioni di rischio per la gravidanza.
Quali sono i livelli normali?
È normale riscontrare una pressione uguale o inferiore a 120 di sistolica (la massima) e 80 di diastolica (la minima). In gravidanza non è pericolosa la pressione bassa (a volte può arrivare a 90/50), ma quella alta.
La pressione alta è quella con sistolica superiore a 140 e la diastolica superiore a 90, ma già livelli di 135/85 possono far scattare i livelli di attenzione.
Cosa vuol dire trovare valori superiori o uguali a 140/90?
Nelle prime 20 settimane di gravidanza una pressione elevata può essere sintomo di ipertensione preesistente alla gravidanza stessa. Nella seconda metà della gravidanza, può essere il primo segno di gestosi, se si associa a proteinuria.
Come deve essere misurata la pressione?
La pressione va misurata a riposo. Se vengono riscontrati valori anomali, la misurazione va ripetuta dopo mezz’ora-un’ora.
Se la pressione persiste superiore ai 140/90 rivolgetevi al pronto soccorso ginecologico di zona.
E se la pressione è troppo bassa?
È normale in gravidanza avere a volte dei capogiri, e riscontrare in queste occasioni livelli anche molto bassi di pressione. Se vi sentite svenire, sdraiatevi per alcuni minuti su di un fianco. Evitate la posizione a pancia in sù nel terzo trimestre di gravidanza, che favorisce i cali pressori.
Se si verificano veri e propri episodi di perdita di coscienza, rivolgetevi al medico.