I movimenti fetali sono il segno più importante di benessere fetale, che la madre può abituarsi a percepire già a partire dalle 20 settimane (o anche ad epoche più precoci, soprattutto nelle gravidanze successive alla prima). La sensazione è quella di un leggero tocco o di uno sfarfallio al di sotto dell’ombelico (mentre i movimenti ai lati dell’addome sono più spesso di origine intestinale). Con il proseguo della gravidanza, la percezione diventa più forte e meglio definita, soprattutto quando la madre assume certe posizioni. È più facile sentire i movimenti fetali dopo i pasti, quando la madre è a riposo e durante la notte, mentre se è molto impegnata in varie attività potrebbe non farci troppo caso.
Il movimento fetale, come già accennato, indica che il bambino sta bene, gli arrivano sufficienti ossigeno e sostanze nutritive. Sentire molti movimenti non è preoccupante, anzi è un buon segno. Ci sono bambini che si muovono moltissimo, altri che si muovono meno o in orari particolari. Ogni mamma si abitua quindi a conoscere le abitudini del suo piccolo e a rendersi conto se qualcosa cambia. A volte il movimento fetale può associarsi a tensione addominale e dolore (che poi scompare comunque rapidamente) e può essere confuso con la contrazione (che è un indurimento di tutta la pancia e non solo di una sua parte).
Il conteggio dei movimenti fetali assume valore clinico a partire dalle 28 settimane, quando essi diventano facili da sentire in modo costante, durante la giornata. È considerato nella norma un conteggio superiore a 10 movimenti fetali nel corso di due ore di osservazione (la donna deve sdraiarsi sul fianco sinistro). Infatti, il normale ciclo sonno-veglia del feto di norma non supera i 40-50 minuti. Nel caso di un conteggio anomalo, la madre potrà riferirsi al curante o all’ospedale di zona: bisogna andare subito a farsi vedere, e non aspettare il giorno dopo. Il tracciato cardio-tocografico (registrazione del battito cardiaco fetale, ne parleremo più avanti) rivela un normale benessere fetale nella grande maggioranza dei casi, ma se risulta dubbio, il medico può ricorrere al profilo biofisico. Si tratta di una metodica che prevede l’attribuzione di un punteggio alle seguenti variabili: tracciato cardiotocografico reattivo; quantità di liquido amniotico; movimenti respiratori; movimenti attivi del corpo o di un arto; tono muscolare fetale. Prevede un esame ecografico, che può durare fino a mezz’ora, o anche meno se le variabili vengono soddisfatte in breve tempo. Un profilo biofisico alterato, insieme a dati cardiotocografici dubbi, può essere indicazione per l’espletamento del parto. Non è consigliabile usare Doppler portatili per percepire il battito cardiaco fetale, infatti questi apparecchi non danno indicazioni sul benessere del nascituro e possono indurre in errore (se ad esempio viene percepito un battito cardiaco materno accelerato).
Il conteggio dei movimenti è consigliato a tutte le madri con precedenti ostetrici negativi o con fattori di rischio. Le pazienti a basso rischio devono conoscere il significato dei movimenti fetali ed effettuare il conteggio preciso (secondo le modalità descritte sopra) nel caso in cui abbiano la sensazione di movimenti ridotti. Non è vero che verso il termine di gravidanza i movimenti si riducono, possono cambiare di qualità, ma devono essere comunque percepiti.