Le gravidanze da fecondazione assistita vengono comunemente definite “gravidanze preziose”. Questo termine non mi trova d’accordo, perché tutte le gravidanze sono preziose, per questo preferisco definirle “delicate”. Delicate perché chi si sottopone ad un percorso di fecondazione assistita lo fa con un notevole dispendio di energie, sottoponendosi allo stress di eseguire esami invasivi, sentendosi esaminata sotto una lente di ingrandimento.
Ottenere la gravidanza, quindi, diventa un grande successo, ma è solo l’inizio di un percorso, che deve portare al vero obiettivo, avere un bambino in braccio. La gravidanza dopo un periodo di infertilità deve quindi essere seguita con una cura particolare, soprattutto perché può essere associata a maggior rischio di patologia ostetrica, anche quando insorta spontaneamente.
I motivi non sono del tutto noti. La donna che si sottopone a fecondazione assistita ha un’età generalmente più alta rispetto all’età media alla prima gravidanza (che si assesta intorno ai 31 anni). L’età materna oltre i 35 anni condiziona il rischio di diabete, ipertensione gravidica, gestosi, aborto e perdita della gravidanza. L’essere primipara (cioè alla prima gravidanza) è un fattore di rischio di mal adattamento circolatorio, che può esitare in ritardo di crescita, gestosi, ipertensione indotta dalla gravidanza. Inoltre, le tecniche di fecondazione assistita o induzione dell’ovulazione possono portare a gravidanze multiple, e sappiamo bene che le gemellari hanno maggiori rischi ostetrici, per diabete, gestosi, perdita di un gemello (soprattutto nelle prime settimane), e parto pretermine. Alcune cause di infertilità, come la sindrome dell’ovaio policistico, se non trattata, si associano di per sé ad un aumentato rischio di aborto. L’ovo e l’embriodonazione possono causare un difetto di placentazione per motivi immunitari, in quanto l’embrione, normalmente “estraneo” dal punto di vista immunitario al 50% (la quota del patrimonio genetico paterno), lo diventa per il 100%. I dati di letteratura indicano che le gravidanze dopo infertilità, anche correggendo per i fattori sopra elencati, richiedono un’attenzione particolare. Questo, ovviamente, non deve essere un deterrente per chi cerca un figlio, ma vuol dire che la donna deve entrare in un percorso personalizzato. Pertanto cosa fare in una gravidanza insorta in una donna precedentemente infertile?
- Il test combinato, eventualmente in associazione con il test del DNA fetale se indicato, per lo screening della sindrome di Down, permette in molti casi di evitare il rischio di aborto della diagnosi prenatale invasiva.
- Il test di screening per la gestosi (si fa al momento del duo test), è disponibile ormai in diversi ospedali. Nei casi ad alto rischio, può essere data la terapia con aspirinetta: i dati recenti di letteratura indicano una buona efficacia preventiva (-60% di gestosi) se iniziata nel primo trimestre.
- L’ecocardio fetale a 20 settimane (da ripetere poi nel terzo trimestre) è un esame consigliato, visto il maggior rischio di malformazioni cardiache.
- La flussimetria delle arterie uterine a 20-24 settimane può essere utile per identificare i casi a maggior rischio di gestosi.
- Il monitoraggio domiciliare della pressione arteriosa, soprattutto a partire dalle 20 settimane (possono bastare 2-3 volte la settimana nei casi di pressione regolare, più spesso nelle ipertese).
- La curva glicemica da 75 g di glucosio, da eseguire a 26-28 settimane, aiuta ad escludere il diabete gestazionale. In casi a rischio (ad esempio obesità, glicemia a digiuno alta nel primo trimestre, precedente diabete gestazionale) può essere utile impostare un programma alimentare corretto fin dall’inizio della gravidanza, con la collaborazione di un’esperta nutrizionista, oltre ad anticipare la curva glicemica a 16-18 settimane.
- Controlli ecografici della crescita completi di flussimetria feto-placentare nei casi in cui si sospetti un rallentato accrescimento. La cadenza di questi controlli viene valutata caso per caso, ricordiamo che i nuovi LEA hanno messo a pagamento l’eco del terzo trimestre, mentre sicuramente le donne che vengono da una fecondazione assistita dovranno fare non solo l’eco del terzo trimestre, ma è consigliabile almeno un controllo in più, ad esempio a 36-37 settimane, per escludere un ritardo di crescita tardivo.
- Il controllo dei movimenti fetali, un parametro importantissimo, ma spesso trascurato, che permette alla madre di monitorizzare il benessere fetale, a partire dalle 28 settimane di gestazione, e in particolare verso il termine di gravidanza.
In caso di anomalie del decorso della gravidanza (diabete, gestosi, etc.), la paziente andrebbe inviata prontamente presso un centro ospedaliero di riferimento per la medicina prenatale e la patologia ostetrica, dove possa essere seguita in modo dedicato.