I fiori di Bach sono un rimedio naturale, ideati dal dr Edward Bach, un medico gallese, vissuto tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. Il Dottor Bach si allontanò dalla medicina ortodossa, per studiare prima il metodo della medicina omeopatica secondo Hahnemann, e poi per ideare un suo approccio originale, basato sulle vibrazioni ed il significato emozionale legato alle piante. Il metodo di Bach è una medicina centrata non sulla malattia e sul corpo malato, ma sulle emozioni ed il vissuto dell’individuo, che è unico e personale.
Con i fiori di Bach non si cura il sintomo, ma il significato che quel sintomo ha per quella persona. Questo, secondo Bach, è il presupposto per la guarigione, che avviene a seguito del riequilibrio delle frequenze energetiche dell’individuo, che entrano in risonanza con le vibrazioni trasmesse dai singoli fiori.
Le preparazioni dei fiori di Bach non contengono sostanze chimiche a dosi ponderali, ma sono più simili ai preparati omeopatici (anche se si distinguono da questi, configurandosi come rimedi a sé stanti).
Per questo, l’uso dei fiori di Bach può essere consentito in gravidanza, e anzi può risultare particolarmente adatto a questa condizione, in cui le emozioni affiorano più facilmente alla coscienza. L’uso dei fiori di Bach può aiutare a riconoscere il proprio stato emotivo e ad accettarlo, e sembra che in particolare possa favorire l’attività onirica, portando in superficie stati mentali profondi e non immediatamente accessibili alla coscienza. Accettare la propria emozione è il presupposto per viverla in modo consono con la propria personalità, e questo può aiutare a risolvere sintomi con radici psicosomatiche, particolarmente comuni in gravidanza.
La medicina ufficiale non riconosce questo metodo, in quanto le ricerche scientifiche pubblicate al riguardo non hanno mostrato una differenza statisticamente significativa rispetto all’uso del placebo. Tuttavia è utile precisare che la mancanza di prove di efficacia non significa necessariamente l’assenza di alcun effetto. Infatti, non sempre i metodi della medicina complementare ed alternativa si prestano ad essere indagati secondo canoni strettamente scientifici. Questo è vero soprattutto per quei rimedi che sono altamente personalizzati, quali omeopatia e fiori di Bach, che male si adattano ad un contesto rigidamente strutturato, come può essere quello di uno studio randomizzato contro placebo. Tali metodiche partono dal presupposto che ogni individuo è un essere unico, pertanto la stessa sintomatologia può richiedere diversi preparati per diverse persone.
La scelta del rimedio è altamente personalizzata secondo la costituzione e lo stato emozionale contingente del soggetto. Essa richiede un colloquio, in cui l’operatore (naturopata, medico, erborista, psicologo…) impiega l’empatia per entrare in contatto con il lato più profondamente emotivo del cliente. La persona assume il rimedio o i rimedi più volte durante la giornata (lo schema posologico classico è 4 gocce per 4 volte al giorno, o anche più volte, se ne sente la necessità), ed esso andrà ad agire a livello vibrazionale, mettendosi in sintonia con lo stato emotivo del cliente. Il rimedio è lo strumento attraverso cui il cliente impara a riconoscere le sue emozioni, ad elaborarle, e ad accettarle. Da questo possiamo capire che Edward Bach introduce l’empatia come strumento curativo, e la simbolizza nei rimedi floreali.
Questo è un approccio rivoluzionario, se pensiamo che è stato proposto negli anni 30, quando la medicina ufficiale era saldamente ancorata al modello biomedico, una visione meccanicistica, secondo la quale il corpo del paziente è come una macchina, i cui pezzi possono guastarsi e vanno aggiustati. Il metodo di Bach anticipa l’introduzione anche nella medicina occidentale dell’approccio biopsicosociale (già di natura proprio delle medicine complementari), secondo cui non si possono separare gli aspetti strettamente biologici rispetto allo stato psicologico e al contesto sociale e familiare di vita.